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Breve elogio della vulnerabilità

7 Marzo 2015 , Scritto da Barbara Puccio

 

Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell'oro.
Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una
storia, diventa più bella.
Questa tecnica è chiamata Kintsugi. In questo modo si riparano stoviglie di ceramica rotte, esaltandone le crepe e le fratture.

L'arte del Kintsugi trasforma crepe e scheggiature in decorazioni dorate.

Lungo le sottili fratture viene distesa della polvere d'oro per riempire e impreziosire le cicatrici. Perchè la fragilità è preziosa. E in ogni traccia del tempo c'è una storia da raccontare. 

Mostare i segni della propria fragilità diventa una storia da raccontare, un insegnamento da conservare, una scrittura aurea in cui trovare il senso delle cose.

D'altronde la vita è fatta di questo. Di cadute, di rotture, di cicatrici e di risalite.

Un insieme di integrità e rottura, incessante e mutevole.

Tutti cadiamo, siamo trasformati dal dolore, e ci rialziamo con nuova consapevolezza, cercando di non irrigidirci nelle stesse abitudini laceranti e trovando sempre nuove vie e nuove strade.

La pratica del rattoppo è allora un modo per produrre bellezza nuova a partire dal vecchio, dall’unicità degli oggetti e dal loro insistere nel solco di un tempo sacro, circolare, non cronologico. 

Mostrare le nostre cicatrici è un modo coraggioso di essere vulnerabili, non fragili. Anzi dimostra la nostra forza, nonostante le inevitabili vicissitudini.

 

 

 

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